Dott. Daniele Fabbri

Gonartrosi

L’artrosi è la malattia degenerativa più frequente al mondo e colpisce le cartilagini articolari.

L’artrosi del ginocchio (detta, appunto, gonartrosi) è spesso all’origine di forti dolori e di un’importante limitazione funzionale del ginocchio, a volte ben prima che si manifestino dei segni radiologici. 

IL PRINCIPALE MECCANISMO CHE PORTA ALL’ARTROSI È LA DEGRADAZIONE DELLA CARTILAGINE, 

con conseguente iperattività dell’osso sub condrale (l’osso situato subito al di sotto della cartilagine) e produzione di osteofiti.

L’artrosi può colpire inizialmente solo uno dei tre compartimenti; se non curata, tuttavia, può estendersi alle restanti zone del ginocchio.

L’incidenza dell’artrosi sui tre compartimenti è variabile:

  • il compartimento femoro-rotuleo è interessato nell’88% dei casi;
  • quello femoro-tibiale mediale nel 67% dei casi;
  • il compartimento femoro-tibiale laterale viene coinvolto nel 16% dei casi.

Le cause che scatenano la gonartrosi sono principalmente di due tipi:

La forma primitiva, in cui non si riconosce una causa scatenante specifica;

• le forme secondarie, in cui l’alterazione parte da un elemento chiaro (malattie della cartilagine, osteonecrosi, deviazioni meccaniche, instabilità rotulea, ecc..)

Sintomatologia

I SINTOMI DELLA GONARTROSI SONO MOLTO SOGGETTIVI E VARIABILI DA PERSONA A PERSONA.

 

Questa variabilità dipende sia dalla sensibilità personale al dolore, sia dalla causa, sia dal tempo di insorgenza, sia dall’età.

Normalmente il dolore dovuto a una degenerazione cartilaginea inizia come un saltuario dolore che si presenza diversi anni prima di diventare una artrosi conclamata. Questo stadio viene definito ‘early osteoartrosis’. In questo stadio i fastidi/dolori sono localizzati e si presentano a ‘onda’ durante l’anno; a questi fastidi si possono associare episodi di versamento intrarticolare e gonfiore non associato ad alcun trauma o attività diversa da quelle normalmente praticate.

Con il proseguio degli anni, il problema inizia a essere più persistente nel tempo e aumenta in determinate condizioni. Il ginocchio artrosico mal sopporta le scale, in salita o in discesa, l’accovacciarsi, il sollevamento di pesi.

Il dolore può essere pungente o diffuso a seconda del tipo di artrosi che colpisce il paziente. Si iniziano a presentare versamenti ricorrenti, peggioramento della deformità dell’arto, alterazione della forma del ginocchio (aumento di dimensioni) e una indiretta perdita di massa muscolare del quadricipite (si protegge il ginocchio iniziando ad assumere una deambulazione ciondolante, evitando di piegarsi. Anche la coordinazione tende a peggiorare, condizionata dagli improvvisi attacchi acuti. 

Lentamente il paziente riferisce di far fatica e provare dolore per spostamenti anche minimi, con la necessità di ricorrenti soste e fermate. L’autonomia deambulatoria diventa sempre più limitante le normali attività quotidiane. 

Indagini

GLI ESAMI CHE VENGONO ESEGUITI MAGGIORMENTE 

per porre diagnosi di gonartrosi sono:

RX: esame gold standard per una corretta visualizzazione della degenerazione dell’osso, le alterazioni di carico, le deformità, ecc. Esistono numerose proiezioni per permettere di studiare gli spazi articolari. Rappresenta l’esame principale per poter svolgere una corretta pianificazione dell’intervento. 

Ecografia: permette la visualizzazione degli effetti dell’artrosi sui tessuti molli, l’identificazione della cisti di Baker (segno indiretto di degenerazione articolare), ecc… Purtroppo è operatore dipendente e ci si deve affidare a un buon specialista

 

RMN: esame che non utilizza radiazioni ma un grande campo magnetico che permette di studiare a 360° l’articolazione del ginocchio, sia nelle parti ossee, cartilaginee e nelle alterazioni dei tessuti molli (legamenti crociati, menischi, legamenti collaterali, ecc..). Esame fondamentale per i traumi dello sport, utile per porre indicazioni chirurgiche in caso di scelte di interventi mini invasivi mono compartimentali

TC: metodica utile nelle revisioni di protesi di ginocchio o nei pazienti che non possono eseguire uno degli esami sopracitati (claustrofobia, portatori di protesi metalliche datate, ecc.…)

Altre indagini utili sono di natura specialistica e vanno prescritte solo in casi selezionati.

Trattamenti

Diciamo subito che la gestione ottimale della gonartrosi è basata su una 

COMBINAZIONE DI TRATTAMENTI FARMACOLOGICI E NON.

Il trattamento non farmacologico dell’artrosi del ginocchio dovrebbe includere:

  • l’educazione del paziente sulla malattia e la sua evoluzione;
  • l’esercizio fisico regolare per mantenere la gamma di movimento e la resistenza muscolare;
  • l’uso di ausili tecnici (bastone o stampella);
  • la riduzione del peso eccessivo.
  • In molti casi i farmaci possono limitare i danni della gonartrosi e ridurre il fastidioso dolore al ginocchio.

I trattamenti farmacologici si possono riassumere in farmaci ad uso orale o intramuscolo.

In questo caso si spazia dall’uso di antiinfiammatori, antidolorifici e/o analgesici, condro protettori. Lo scopo della terapia farmacologica non è la cura ma la riduzione dei sintomi. Non dovrebbe essere protratta nel tempo o diventare un ‘bisogno’ per stare meglio. Ricordiamo che anche i farmaci hanno un lungo elenco di effetti collaterali e non dobbiamo pensare che siano una soluzione ‘sicura’ per evitare di sottoporci a interventi chirurgici. Normalmente queste terapie devono essere limitate alla fase di dolore acuto, cercando quanto prima di passare a terapie conservative non farmacologiche, che rappresentano il vero investimento a lungo termine anche se impiegano più tempo e più impegno rispetto all’assunzione di una pillolalimitare i danni della gonartrosi e ridurre il fastidioso dolore al ginocchio.

Chirurgia della gonartrosi

L’intervento di protesi di ginocchio ha lo scopo di sostituire le superfici di scorrimento usurate in modo da ripristinarne la mobilità e la funzionalità dell’articolazione.

Per accedere all’articolazione, viene praticata un’incisione cutanea sulla parte anteriore del ginocchio di circa 15-20 cm. Successivamente, con strumenti dedicati, vengono asportate le superfici usurate e viene sagomato l’osso per poter accogliere la protesi.

ESISTONO DIVERSI TIPI DI PROTESI. 

La scelta del tipo di impianto è personalizzata per ogni paziente e dipende dall’età, dal tipo di artrosi e dalla qualità ossea e dei legamenti.

Quando il processo artrosico coinvolge selettivamente un solo comparto femoro-tibiale, può essere utilizzata una protesi parziale o mono compartimentale. Se invece l’artrosi interessa in modo più diffuso tutto il ginocchio sarà necessaria una protesi totale. La protesi è composta da una componente tibiale (in titanio) ed una componente femorale (in lega di cromo-cobalto). Tra le due componenti, viene inserito un inserto plastico speciale (polietilene), che costituirà la superficie di scorrimento. Se l’usura della rotula dovesse risultare rilevante all’ispezione intraoperatoria, verrà protesizzata anche la rotula con una componente in polietilene. 

Comunemente le protesi vengono fissate all’osso mediante cemento, dando la possibilità di appoggiare da subito tutto il peso corporeo sull’arto operato. In casi selezionati può essere impiantata una protesi non cementata, costituita da materiali osteointegranti, come tantalio o titanio rugoso.

La scelta chirurgica deve essere valutata in un contesto che prende in esame tutti i fattori del paziente e non solo l’invasività. Lo scopo è cercare di eseguire l’intervento meno aggressivo ma anche il più duraturo nel tempo e il più sicuro per le sue condizioni cliniche.